Artista senza dubbio sconosciuto a molti, Furlan Sebastiano è una figura a tutto tondo: produttore musicale e compositore, è anche scrittore, artista digitale e tecnico informatico.
Nato in Veneto nel gennaio del 2000, ha approcciato il mondo della musica a partire dall’infanzia, quasi totalmente da autodidatta, sperimentando inizialmente con strumenti a tastiera, per passare poi ai sintetizzatori virtuali.
Della sua vita non si sa molto altro, figura attualmente senza volto, si mostra sempre dietro l’immagine del suo logo, consistente in tre anelli spigolosi incrociati a forma di simil-triquetra (inizialmente più elaborato, il logo è diventato più minimale a partire dal suo terzo album).
Nell’agosto 2020 pubblica il suo primo album, “INIT”. A distanza di pochi mesi esce un secondo album, “Discover”.
Prosegue pubblicando almeno un paio di album all’anno e remix vari (coinvolgendo nomi famosi nel mondo della produzione musicale e dell’intrattenimento internettiano).
Già a questo punto si inizia a notare la sua prolificità e una tendenza da parte dell’autore a voler curare maniacalmente ogni sua opera, inserendovi frequenti giochi di parole, riferimenti e significati in buona parte nascosti che nascosti risultano tutt’ora.
Ogni album è un’avventura sonora con un suo arco narrativo e una simbologia che accompagnano l’ascoltatore verso un percorso, un flusso evocativo di emozioni e sensazioni.
Ad oggi ha composto tracce esclusivamente strumentali, così varie da non risultare inquadrabili in un unico genere musicale o destinazione d’uso, la parola chiave è “eterogeneità”: seppur quasi tutte condividono una componente più o meno elettronica, all’interno di uno stesso album si possono trovare brani reggaeton da spiaggia, seguiti da soundtrack ambientali da videogiochi, seguiti da tracce rock da film d’azione, senza apparente omogeneità.
Passione per la musica e voglia di sperimentare che non hanno ancora accennato a calare, essendo anche attivo su varie piattaforme online dove offre merchandise, contenuti bonus ed aggiornamenti continui su tutto ciò che ruota attorno al suo brand.
Una buon esempio per spiegare quanto appena detto è analizzando la recentissima uscita intitolata “Darkness“, disponibile dal 12 giugno 2022 su tutte le principali piattaforme streaming.
Sulla cover campeggia a caratteri cubitali il titolo “Darkness”, il titolo vuole attirare a sé tutta l’attenzione, come se l’artista avesse lasciato intendere sin da subito che il termine “oscurità” è la chiave di volta per comprendere l’interezza dell’opera.
L’album parte con un brano a dir poco insolito: delle melodie eteree, spaziali, il titolo suggerisce che ci si trova dinnanzi ad un supermercato dimensionale, al cui interno si viene accompagnati; il supermercato si popola di prodotti, che sono le tracce (dal genere prettamente pop/elettronico).
Inizialmente dal carattere vivace ed animato, virano però in fretta verso toni più cupi ed oscuri, sino a quando l’atmosfera precedentemente creata collassa, facendo capovolgere l’intero mood dell’album. I brani si fanno, nei titoli e nello stile, più cupi ed interiori, come se non ci si trovasse più nello spazio sperduto ma all’interno di se stessi. L’album termina incompiuto, con l’ultimo brano troncato da effetti di freeze, glitch e stuttering.
Così come, nella prima parte dell’album, l’oscurità è quella del vasto, vuoto e buio Universo, da un lato disperdente ma anche neutro, nella seconda metà dell’album l’oscurità è quella che si cela all’interno del nostro piccolo e contorto spazio che è la mente, uno spazio che dovremmo conoscere, che ci accoglie ma, al tempo stesso, terrorizza più di ogni altra cosa perché trattasi del nostro “io” che tentiamo (e temiamo) d’affogare. Due spazi che a livello concettuale sono diametralmente opposti, eppure così simili. Questo potrebbe essere il vero messaggio che si cela dietro l’ultima uscita di Furlan Sebastiano.
Un album interessante ed emblematico, che merita di essere ascoltato, una piccola perla nel grande oceano che è quello degli artisti sconosciuti.