Il 24 marzo esce su tutte le piattaforme il nuovo singolo di Ickx: XX, un episodio, uno dei tanti, di vita vissuta dall’autore raccontato in questo brano, un giorno come tanti nello studio di una amica, a giocare in modo trasgressivo tra adulti con alcuni amici di lei; il titolo rappresenta l’autocensura voluta di alcune parole, che l’ascoltatore attento capirà comunque, il sound è quello preferito di Ickx: kick violento marcato, bassline Moog con molto effetto di separazione dei canali stereo per espandere il fronte sonoro a livelli diversi tra vocal e strumenti, vocal chiaro sussurrato da vicino al microfono, timbrica vocale Swedish rock su genere Electro/Electroclash, da ascoltare a volume deciso in cuffia o speakers di buona qualità e potenza.
L’autore, Ickx, non è un uomo, e nemmeno una donna, è due generi in una sola persona, da qui la scelta del nome d’arte, voleva essere X, ma i sistemi automatizzati di iscrizione dei distributori discografici non accettano nomi di una sola lettera, così è andata per Ickx: X scritto in corsivo; Ickx significa niente e tutto, significa una persona che non viene mai riconosciuta nel suo genere prevalente, che è quello femminile, allo stesso modo da due persone diverse, c’è sempre chi la chiama “signora” e chi la declina al maschile, Ickx un tempo ci piangeva su questo, oggi gioca, anche in musica, con quel “problema”, è l’unico modo per non pensare a una vita di disagio in una identità di genere mai completamente chiara agli occhi degli altri.
La lingua inglese, ma non sempre, è l’altra scelta del’artista, che si trova meglio che con l’italiano nella costruzione in metrica del testo, la sua produzione è essenzialmente in inglese perchè il “pensare inglese” è più vicino alla sua forma mentale nella composizione musicale e testuale.