Rafel, in esclusiva intervista su Musicisti Emergenti

Quando è diventata necessaria la musica nella tua vita?
-Ho conosciuto la musica molto presto. Iniziai da bambino per correggere un problema di balbuzie. All’età di 8 anni ho proseguito gli studi perchè oramai era diventata una grande passione. Avevo voglia di mettermi in gioco e iniziai con un gruppo, Gli Elysium, di cui io ero il frontman. Da li poi ci sono state diverse evoluzioni nella mia vita, ed ora sono qua.

-E’ diventata necessaria dopo la mia prima esibizione. Cantai davanti ad un pubblico e li capii che quello era il mio posto, la mia casa. Da li ho iniziato a cercare qualsiasi situazione per esser al centro dell’attenzione. Iniziai a scrivere le mie prime canzoni a 14 anni e, una di queste, uscirà molto presto. Naturalmente è maturata assieme a me e ha vissuto tutto.

-Solitamente parlo di qualcosa che ho vissuto. Non mi piace fingere e non riesco nemmeno ad emozionarmi se qualcosa non mi tocca in prima persona. Inizia tutto da una parola e da una nota, poi seguono lacrime, sorrisi, qualche birra e perchè no, un po’ d’amore. Non so se sia la ricetta per una bella canzone ma di sicuro è quella per la mia soddisfazione personale.

Hai avuto crisi o dubbi durante il tuo percorso artistico? Raccontaci come hai superato i momenti difficili.
-Le crisi arrivano sempre. L’insicurezza è una costante degli artisti e penso che anche per questo ogni giorno decidiamo di metterci in gioco. Le difficoltà le supero alla vecchia maniera, prendendo una decina di schiaffi in faccia a mano piena. Non ho mai cercato scorciatoie e ho sempre affrontato tutto, nel bene e nel male.

Che musica ti facevano ascoltare da piccolino?
-Nessuno mi ha mai imposto nulla, ma di sicuro i miei maestri mi hanno leggermente condizionato nei primi ascolti. La prima canzone che ricordo di aver ascoltato è di Giorgia. Poi di sicuro Queen e Pink Floyd e un sacco di musica italiana. Potrei fare una lista infinita.

Musicisti a cui ti ispiri?
-Non mi ispiro a nessuno ma penso che inconsciamente cerchi di seguire una carriera simile a quella di Jared Leto, frontman dei 30 seconds to mars. Sono un attore e un cantante e queste analogie, oltre che la mia ammirazione per i suoi lavori, mi spingono a puntare molto in alto. Non mi pongo limiti.

Cosa c’è nella tua playlist di Spotify?
-Ultimamente ho aggiunto Blanco, qualche vecchia canzone di Adam Lambert e tanto Rock’n’Roll.

Raccontaci il ricordo più bello della tua carriera.
-Di sicuro l’ultima esibizione. In un momento storico come questo, ho provato una soddisfazione personale enorme nel esser riuscito a presentare Live il mio lavoro, assieme alle persone che amo.

-La notte e la birra sono le mie muse. Anche un’altra cosa che sarebbe troppo volgare da scrivere.

Come hai passato la quarantena dal punto di vista artistico?
-Ho scritto tanto ma è stato davvero difficile per me rinchiudermi in 4 mura per così tanto tempo. Purtroppo è necessario e non possiamo che far così. Non è una discussione politica quindi preferisco non approfondire l’argomento. Durante la quarantena ho scritto Tango di Strada, pezzo uscito con Luca Rose e Albert.

Come vedi il mondo musicale nel mondo post Covid?
-E’ complicato pensarci ora dato che ci siamo in mezzo di nuovo. E’ una guerra e in questo momento dobbiamo collaborare per vincere. Di sicuro la musica non morirà mai e quando tutto questo finirà, avremmo tanto da recuperare.

Progetti per il futuro?
-A novembre esce il mio prossimo Singolo prodotto da Xanthic. Sono molto felice di questo perchè segnerà una grossa evoluzione per me.

La nostra piattaforma si chiama Musicisti Emergenti. Cosa consiglieresti ai musicisti emergenti?
– Consiglio a loro come a me di batter sempre il chiodo, di vivere lo sconforto, la tristezza, la felicità… tutto.
Sono sentimenti che ci servono per affilare le armi che abbiamo. Vivete perchè siete e siamo qualcosa di nuovo da raccontare.

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